Ancora
un compagno violento, ancora una donna vittima della rabbia cieca, delle botte,
dei soprusi fisici e psicologici. Un incubo al quale è stato messo la parola
fine grazie ad un’attività di indagine condotta dai carabinieri della Stazione
di Belpasso che ha portato all’emissione di una misura cautelare in carcere,
richiesta dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania. Destinatario
del provvedimento restrittivo è un 24enne, indagato per i reati di
maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e violenza sessuale
aggravata, commessi contro la donna, una ragazza di 25 anni.
La
storia d’amore tra i due, cominciata quando entrambi erano 15enni, è finita da
qualche tempo, la donna non poteva sopportare oltre quell’incubo protrattosi
per anni.
Secondo
la ricostruzione dei militari dell’Arma, tutto sembrava andare bene nella
coppia, genitori di tre bambini, fino a quando l’uomo, qualche anno fa, ha
cominciato a far uso di cocaina, con la droga che gli provocavano allucinazioni,
condizionando da qui la vita della famiglia.
In
particolare, l’uomo era diventato geloso e violento. Per la donna era scattato
un controllo costante, con telefonate, richieste di invio della sua posizione con
lo smartphone e foto che testimoniassero che diceva la verità. Ogni richiesta
era corredata da ingiurie e volgarità, e botte. In un’occasione, in
particolare, quando la donna aveva scoperto che il suo compagno aveva relazione
extraconiugale con un’altra donna. Appena la poveretta ha chiesto spiegazioni
per tutta risposta l’uomo, nonostante vi fosse la madre di lei presente, l’ha
picchiata violentemente, provocandole “… escoriazioni
multiple agli arti superiori e trauma contusivo cranio-facciale …” con una
prognosi di 7 giorni.
Da
qui la denuncia ai carabinieri e l’addio all’uomo. Con il Tribunale che ha
emesso un primo provvedimento di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati
dalla donna.
L’uomo
però non ha rispettato l’obbligo e con la scusa di voler vedere i figli si è
recato a casa della donna, molestandola. Da qui la decisione di inasprire la
misura cautelare facendo scattare l’arresto.