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In Primo Piano

S.M. di Licodia, ancora inciviltà alla villa Belvedere

Un video pubblicato sui social indigna la cittadinanza: “Vergogna”

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Continua senza sosta, all’interno della villa Belvedere da poco riaperta al pubblico, dopo un anno e mezzo di attività di recupero strutturale, l’azione indisturbata da parte di giovani licodiesi che sembrerebbero avere come unico obbiettivo quello di distruggere l’area giochi realizzata con finanziamenti reperiti dall’amministrazione Buttò a miglioramento del finanziamento regionale già ottenuto nel 2021 dall’amministrazione Mastroianni. Dopo la notizia di ieri dell’abbandono selvaggio di rifiuti lungo i viali e sulle panchine del parco comunale, è di questa notte la pubblicazione di un video sulla pagina Facebook “Sei di Santa Maria di Licodia Se…” – che noi vi riproponiamo oscurando i volti, considerato anche il probabile coinvolgimento di minori nella vicenda, così come deontologia ci impone – che ritrae tra i 4 ed i 5 adolescenti presenti contemporaneamente sulla dondola della bambinopoli della villa comunale, spinti in maniera violenta da altri coetanei.

“Il più piccolo ha 15 anni” ed ancora “poi c’è quello che pesa più di me” sono i commenti di chi questa notte ha realizzato il video postandolo sui social. E come se non bastasse, nella breve clip si vede anche il padre di una bambina di pochi anni, correre in aiuto della figlia che si trovava nell’area circostante la dondola e che stava per essere travolta da chi si trovava sulla stessa. A richiamare all’ordine i protagonisti della vicenda, sono sia chi ha girato il video sia altri genitori che hanno cercato di fermare quanto stesse accadendo.

È questa la “meglio gioventù” che Licodia ha prodotto negli ultimi anni? Noi vogliamo sperare di no. Di certo, alla base di tanta inciviltà, la questione “educazione” gioca un ruolo fondamentale nel modellare il comportamento di questi giovani. L’assenza di un’educazione incentrata sui valori, il rispetto e la consapevolezza sociale può contribuire all’inciviltà. Inoltre, i giovani traggono ispirazione dai modelli di ruolo presenti nelle loro vite, compresi genitori, insegnanti e figure pubbliche. Se questi modelli di ruolo mancano di comportamenti civili e rispettosi, il tutto potrebbe sfociare in quanto stiamo assistendo, indignati, in questi giorni al Belvedere.

Di certo, la responsabilità di affrontare l’inciviltà non dovrebbe ricadere solo sui giovani, ma coinvolgere l’intera comunità. Genitori, educatori, leader comunitari e istituzioni devono collaborare per fornire un ambiente che promuova valori di rispetto, tolleranza e cittadinanza responsabile. Ad oggi, comunque, nessun atto di condanna ufficiale o di stizza è arrivato da parte della politica licodiese, né per quanto riguarda l’abbandono selvaggio dei rifiuti, raccontato attraverso un nostro articolo, né per quanto accaduto questa notte.

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S.M. Di Licodia, Francesco Rapisarda lascia la giunta Buttò

Alla base non una frattura politica bensì motivi personali

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Sono state protocollate oggi al Comune di Santa Maria di Licodia le dimissioni dal ruolo di assessore comunale da parte di Francesco Rapisarda, esponente locale di Fratelli d’Italia e vicino alla premier Giorgia Meloni. “È con estremo rammarico” si legge nella lettera protocollata oggi, “che mi trovo costretto a rassegnare le mie dimissioni dall’incarico di Assessore alla Polizia Municipale, Viabilità e Verde Pubblico. Tengo a precisare che tale decisione trae origine da motivazioni di natura esclusivamente personale: nel corso degli ultimi mesi è diventato per me sempre più problematico riuscire a conciliare impegni professionali e privati con un’azione amministrativa”.

Se da un lato, dunque, il sindaco Giovanni Buttò non ha ancora ridistribuito le deleghe assessoriali dopo l’ingresso in giunta del consigliere Ignazio Sidoti, dall’altro parte già il toto nomi di chi potrebbe prendere il posto dell’ormai ex assessore  Rapisarda. Nel frattempo, comunque, già nelle scorse settimane, secondo voci di corridoio, il papabile potrebbero essere un giovane imprenditore licodiese. Su questo, comunque, al momento le bocche rimangono cucite e nulla trapela dal palazzo di città. Non rimarrà adesso altro che attendere le mosse del primo cittadino licodiese, per scoprire chi sarà il nuovo assessore di questa travagliata amministrazione Buttò.

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Cronaca

Biancavilla, sequestrati beni per oltre 3 milioni di euro ad imprenditore del posto

Si tratta di un 51enne attivo nel settore dei trasporti e ritenuto dalla procura etnea elemento vicino all’associazione mafiosa Tomasello-Mazzaglia-Toscano

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I carabinieri del nucleo Investigativo del comando provinciale di Catania  hanno sequestrato beni pari a oltre tre milioni di euro all’imprenditore Carmelo Militello, 51 anni, ritenuto dalla procura, elemento vicino all’associazione mafiosa Tomasello-Mazzaglia-Toscano, attiva nei territori di Adrano e Biancavilla e riconducibile alla ‘famiglia’ Santapaola -Ercolano. Nei suoi confronti è stato eseguito un provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale etneo su richiesta della locale Procura distrettuale su indagini patrimoniali della sezione Criminalità economica di militari dell’Arma eseguite tra il 2016 e il 2022.

I carabinieri hanno evidenziato una “notevole sperequazione” tra il reale tenore di vita della famiglia ed i redditi dichiarati, giustificabile solo attraverso il riciclaggio, secondo la Procura, dei “proventi illeciti generati appunto dall’appartenenza di Militello alla criminalità organizzata”.  Le imprese interessate dal sequestro finalizzato alla confisca sono intestate ai due figli di Militello; aziende con sede ad Adrano e  Biancavilla. Sigilli sono stati posti anche all’abitazione familiare, una villa di Santa Maria di Licodia con piscina.  Secondo l’accusa le due società sarebbero “state sotto il controllo delle organizzazioni mafiose non lasciando spazio alla concorrenza in virtù di un patto siglato tra i vertici criminali dei due comuni etnei”. Secondo diversi collaboratori di giustizia, “la figura di Militello sarebbe stata scelta e imposta sia dai vertici dell’associazione mafiosa di Biancavilla, prima dai fratelli Vito e Pippo Amoroso con il beneplacito di Alfio Ambrogio Monforte, e poi da Giuseppe Mancari, sia dal clan Santangelo- Scalisi di Adrano”.

Secondo la Procura, l’indagato avrebbe “avuto il ruolo di prestanome e a lui sarebbe stata affidata la gestione della cosiddetta ‘agenzia’ di Biancavilla, deputata al carico delle merci, soprattutto prodotti agroalimentari, i cui introiti sarebbero andati per la maggior parte al clan”. In sostanza, contesta l’accusa, “l’agenzia avrebbe avuto un ruolo di intermediazione tra i titolari dei magazzini che raccolgono i prodotti lavorati nei campi e gli autotrasportatori, pretendendo da entrambi delle somme di denaro in percentuale al peso della merce da trasportare”. Una condotta che, ricostruisce la Dda di Catania, “sembra integrare una estorsione, obbligatoria per poter lavorare su quel territorio, notoriamente ricco di aziende agrumicole, che alterava il mercato senza possibilità di scelta di servizi alternativi, e che veniva alimentata dalla forza intimidatrice delle famiglie mafiose”.

 

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