Chiusa dai Nas di Catania una casa di cura per anziani abusiva che si trova a San Pietro Clarenza, nel catanese. La responsabile della struttura, una donna di 46 anni, peraltro già nota ai militari dell’Arma per la precedente gestione di un’analoga struttura socio-residenziale abusiva nella zona ionica, è stato denunciata all’autorità giudiziaria. La comunità alloggio è stata chiusa. L’azione dei carabinieri dei NAS rientra nell’ambito dei preventivi controlli contro la diffusione del COVID-19: attività svolta in sinergia con il Ministero della Salute e che prevede interventi investigativi capaci di garantire concreta vigilanza sui servizi di assistenza, offerti dalle strutture socio-residenziali alle fasce più deboli della società, in particolare nei confronti degli anziani non autosufficienti, particolarmente esposti al rischio di infezione da coronavirus.
A seguito del controllo effettuato nella struttura di San Pietro Clarenza i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni avrebbero riscontrato gravi irregolarità, essendo una casa di cura priva delle più elementari misure per la prevenzione e il contenimento della malattia infettiva. Al momento del controllo all’interno della casa di cura si trovavano due ospiti e accuditi unicamente dal responsabile della struttura, una donna di 46 anni, munita, da quanto accertato dai carabinieri, esclusivamente di un attestato di operatore socio-assistenziale, che si sarebbe adoperata, insieme al proprio convivente, ad assolvere alle quotidiane mansioni domestiche e di assistenza agli anziani, tra l’altro affetti da patologie inabilitanti. I carabinieri hanno appurato che la comunità alloggio è costituita da un piccolo appartamento che, secondo i NAS, presenterebbe delle carenze strutturali,al cui interno sono stati ricavati ben sette posti letto, di cui due occupati permanentemente dalla coppia, che viveva negli stessi ambienti destinati agli anziani.
Per i carabinieri sarebbero stati del tutto assenti i necessari accorgimenti o protezioni contro il potenziale contagio del virus: riscontrata, inoltre, la totale mancanza degli standard organizzativi e funzionali previsti dalle normative in materia. Dai controlli effettuati dai militari dell’Arma gli anziani, ultrasettantenni e non autosufficienti, a fronte del pagamento di cospicue rette mensili(quest’ultime si agirebbero tra i 1000/1200 euro), sarebbero stati costretti a convivere in camere anguste, mancanti di adeguati servizi igienici, senza sistemi di riscaldamento e di climatizzazione ed in evidente stato di abbandono, considerata la mancanza di adeguato personale qualificato che avrebbe dovuto accudirli (operatori sanitari, infermieri professionali, assistenti sociali o educatori/psicologi e animatori). Anziani trasferiti, successivamente, in altre strutture adeguate.