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Associazionismo

Sisma Aquila, il ricordo della “Missione Abruzzo” delle Misericordie di Catania

Il racconto emozionante di chi ha partecipato all’operazione di aiuto ai terremotati con le braccia e con il cuore

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6 Aprile 2009, ore 3:32:39, terremoto Magnitudo 5.9 nella provincia dell’Aquila. Ad alcuni potrebbero apparire come dei semplici numeri ma a tanti, questi numeri e questo orario, rimarranno impressi nella memoria per sempre.  E proprio in queste ore, in cui il volontariato nazionale sta affrontando un’emergenza nuova, un qualcosa mai vissuto dalle generazioni di oggi, la memoria dei volontari di ieri non può che tornare a 11 anni fa, quando diverse Misericordie dell’area catanese presero parte a diverse attività di supporto alla popolazione abruzzese colpita da quel grave sisma. Angelo, Paola, Graziana, Barbara, Nino, Rosario Annalisa, Teresa, Alfredo, Filippo sono solo alcuni dei nomi di quei volontari catanesi che non esitarono a prendere un borsone per correre in soccorso di uomini, donne, bambini sconosciuti, ma che sentivano nel proprio animo come dei fratelli o sorelle di carne da essere aiutati ad ogni costo.

«Dopo 11 anni – racconta Giuseppe Bonaventura della Misericordia di Nicolosi, – il ricordo della “Missione Abruzzo” organizzata dal DRPC Sicilia, è ancora molto vivida nei ricordi di chi quell’esperienza l’ha vissuta in prima persona. Partimmo dopo qualche settimana dal sisma principale e le figure richieste erano di alto profilo, con particolari specializzazioni ed esperienze in fatto di emergenze. L’adrenalina era tanta ma anche la paura per ciò che avremmo trovato. I nostri borsoni erano colmi di vestiario invernale e di tutto quello che sarebbe potuto servire una volta arrivati sui luoghi. Si va per essere al servizio non per essere serviti. Dopo diverse ore di viaggio arrivammo a Palombaia di Torninparte, dove era allestito il “campo base” siciliano»
 
Ma il volontario, seppur possa apparire agli occhi della gente come un supereroe, rimane comunque un uomo, con il suo carico di emozioni che in alcuni momenti vanno messe a tacere, per riaffiorare poi solo dopo tanto tempo. «Attorno a noi trovammo tanta desolazione, catapultati come in uno scenario bellico dei peggiori film di guerra. Case crollate, distrutte o inagibili, una miriade di campi con le famose tende Blu della Protezione civile e tanti occhi impauriti di chi la tragedia l’aveva vissuta sulla propria pelle. Alcuni di noi venimmo destinati al supporto delle Funzioni Volontariato e Coordinamento generale del COM, mentre i volontari con l’Ambulanza (tre confratelli ed una consorella) vennero inviati  al Campo di Barete per occuparsi dell’assistenza alla popolazione. Il lavoro era tanto, le giornate infinite, i turni di 18 ore massacranti, ma tutto veniva fatto con lo spirito del “servizio” verso i nostri amici abruzzesi. Non si contavano i giorni, ma alla fine della missione avevamo collezionato qualcosa come 7 settimane di servizio. Con noi, insieme alle divise sporche, portammo in valigia le amicizie di volontari, funzionari e forze dell’ordine, nate in quel contesto così critico. Ancora oggi con la maggior parte di loro ci si sente, anche se attraverso i social. Tutte persone che rimarranno per sempre nei cuori di chi quella “missione” – quella triste “missione” – l’ha vissuta in prima persona, sulla propria pelle. A tutti un grande abbraccio».
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Associazionismo

Paternò, la Caritas spegne le 40 candeline

Le interviste a don Enzo Algeri, fondatore ed ex Presidente della Caritas, e le volontarie della prima ora Jole Gagliano e Barbara Caruso

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Quaranta candeline per la Caritas del dodicesimo vicariato, Paternò e Ragalna in provincia di Catania. Una occasione certamente per far festa, ma anche tracciare un bilancio. Ne abbiamo parlato insieme a don Enzo Algeri, fondatore ed ex Presidente della Caritas, all’Avvocata Jole Gagliano e alla Professoressa Barbara Caruso, entrambe volontarie della prima ora in tale bellissima esperienza.

Chiediamo a Don Enzo Algeri qual è stato il motivo che vi ha condotto a fare un dono così prezioso e longevo per la città di Paternò?
In quel momento i sacerdoti del XII Vicariato abbiamo sentito la necessità di dare concretezza all’impegno delle comunità cristiane del Vicariato di essere vicini alle varie  di povertà presenti nella società. Ma non dimentichiamo che tutto è Grazia; perciò tutto quello che è avvenuto è opera dello Spirito Santo, che ha operato nel cuore di tante persone, che si sono rese disponibili alla sua azione. Non dimentichiamo che molti, tra i primi che hanno dato la disponibilità come volontari, sono state persone che avevano fatto l’esperienza del Cursillo.

Volontari di ieri e di oggi: quali sono le differenze? Quali i bisogni della collettività?In quel momento i volontari erano più disponibili a scommettersi e a compromettersi personalmente, perché avevano motivazioni molto forti, radicate nella loro esperienza di fede, ed avevano una condizione sociale serena, molti erano o pensionati che non pensavano a godersi la pensione in pantofole ma volevano mettersi al servizio dei fratelli, soprattutto quelli più disagiati, o persone inserite nel mondo del lavoro, ma disponibili a impegnare a servizio dei fratelli il loro tempo, dopo aver adempiuto i loro doveri di famiglia e di lavoro.

Oggi, pur essendoci forti motivazioni di fede, il volontariato è fatto soprattutto da giovani, la maggior parte dei quali ha ancora impegni di studio e di formazione professionale e, per quanto riguarda il lavoro, hanno quasi tutti la prospettiva di andare lontano dalla nostra terra per trasferirsi al Nord; perciò non hanno una condizione sociale stabile e sicura, ma hanno la preoccupazione per il domani lavorativo e questo rende il loro impegno nel volontariato generoso, ma necessariamente occasionale.

Per quanto riguarda i bisogni della collettività, oggi c’è bisogno nel nostro ambiente di gente che viva seriamente il proprio lavoro, con una forte attenzione al bene comune. Non dimentichiamo che la prima forma di carità è l’impegno per costruire una società giusta e solidale, dove le varie forme di povertà vengano rimosse alla radice, una società più giusta è una società più solidale, perciò più attenta agli ultimi.

La Caritas grazie ai volontari abbraccia diverse situazioni dove una popolazione complessa come la nostra Paternò si trova e i servizi non sono sempre all’altezza del disabile, del bambino disagiato e dell’emigrante. Ma secondo lei, padre Enzo Algeri, esiste un ambito dove la Carità occorrerebbe essere maggiormente attenzionata?
Occorre impegnarsi a costruire una società più giusta che rimuova alla radice le cause della povertà.

Lei, padre Enzo Algeri, ha avuto la fortuna – la definisco tale – di partire in Missione per molti posti del mondo. Quanto è stato importante l’esperienza della Missione all’interno della Caritas?
 Sono stato solo quattro anni in Tanzania; non è stata una lunga esperienza missionaria; ho incontrato persone presenti in missione da decenni; però mi sono fatto un’idea della problematiche che si vivono in questi paesi lontani e della necessità che ci siano dei giovani europei disponibili a impegnare qualche anno della loro vita a servizio di queste popolazioni lontane dall’Europa, per aiutarle a prendere decisamente in mano il destino delle loro nazioni, gestendo in  prima persona le risorse naturali delle loro terre, che sono tante, ma vengono gestite in gran parte dalle multinazionali, che pensano soprattutto ai loro profitti e non al progresso di quei popoli.

All’avvocata Jole Gagliano chiediamo: La prima volta, varcando il cancello del Villaggio San Francesco di Ragalna per prestare servizio per le persone disabili, quali sentimenti ha attraversato il suo cuore?
La prima volta che ho varcato il cancello del villaggio San Francesco era il 1985. Conoscevo bene la realtà della Caritas perché la vivevo nella mia parrocchia ed avevo partecipato ad alcune giornate insieme ai volontari e ai fratelli disabili. Nel momento in cui ho dato la disponibilità per la colonia e ho iniziato quella salita che mi ha portato all’interno del villaggio il mio cuore trabocca di gioia e anche di timore. Nessuna parola, nessun racconto, nessuna foto possono descrivere quello che ti succede dentro, quello che ti lascia nel cuore e come ti cambia la vita. Per quel poco che sono riuscita a dare ho ricevuto cento volte tanto.

Afferma che fra una persona con disabilità e lei che è una volontaria non c’è differenza, ci spiega meglio e perché è così?
Non mi sono mai posta il problema che ci potesse essere differenza tra me e una persona disabile. Io guardo la persona non la sua disabilità. Papa Francesco lo ha detto bene: “Oogni persona umana è preziosa, ha  un valore che non dipende da quello che ha o dalle sue abilità ma dal semplice fatto che è persona, immagine di Dio”. Le colonie ci hanno insegnato proprio questo, a considerare tutti come persone ed ha dato vita a relazioni ed amicizie profonde che trascendono dai limiti e che durano per sempre.

La Caritas è un fiore all’occhiello per il nostro territorio verso la disponibilità nei confronti degli ultimi, quali prospettive spera il suo cuore, per un quarantennale così tanto importante?
La Caritas vicariale in questi 40 anni ha fatto tanto, individuando sempre nuovi bisogni e cercando di trovare delle soluzioni. L’esperienza della mensa ci ha insegnato che forse sono maturi i tempi affinché le istituzioni, la Caritas Vicariale e il Volontariato di questa città inizino una seria riflessione su nuove problematiche e lavorino insieme per intervenire in modo più incisivo.

A Barbara Caruso chiediamo: lei è una volontaria della prima ora della Caritas; a parte la Fede nell’Assoluto, quali altri elementi hanno caratterizzato la sua scelta di prestare il servizio con la gente disabile?
Mettendo da parte la scelta di fede che per me è il fondamento della mia vita, occuparmi dei disabili proviene dalle mie origini. Sono nata in un quartiere molto popolare del mio paese, Paternò, i “Falconieri”, un quartiere abitato da lavoratori, persone semplici. Sono nata in un periodo in cui, dopo la seconda guerra mondiale, si cercava di ricostruire. Ho giocato per strada dove incontravo ragazzi della mia età più o meno agiati economicamente. Tra noi non c’erano differenze e condividevamo e accoglievamo tutto e tutti. Questo mi ha insegnato che messi insieme potevamo fare tutto, da soli solo qualcosa. Mettevamo insieme le nostre abilità e le nostre disabilità, per cui trovarmi con persone “disabili” (per il mondo) per me era ed è una realtà che,se in un primo momento mi fa pensare, mi mette in crisi, dopo so che insieme possiamo fare grandi cose. Di fronte ai miei limiti ho trovato chi li ha colmati. Non sono in grado di scrivere poesie e di trasformare i sentimenti in parole, ho trovato chi invece dipinge con le parole i sentimenti. Forse io posso mettere i sentimenti altri con le parole le esprimono e le dipingono. L’esperienza dei “campeggi” della Caritas è stata per me il realizzare ciò che ho imparato da piccola. Quando si fa qualcosa che si pensa sia per l’altro spesso è l’altro che fa tanto per te.

I momenti più belli passati insieme quali sono?
Non ci sono momenti belli particolari passati insieme, tutto è stato bello, tutto riempiva la mia vita nei momenti di vacanza dal lavoro. Se si pensa che si va per donare, ciò che ricevi è cento volte tanto tu doni. È il sorriso di chi non può muoversi da una sedia a rotelle e ironizza su questa sua condizione, è l’innocenza di chi ti vuole un bene infinito malgrado i tuoi difetti, è la capacità di darti forza e coraggio quando qualcosa di poco importante ti dona tristezza. Ogni sera, dopo una giornata di grande impegno tutti i volontari si riunivano per pregare e condividere il bello e il meno bello vissuto. Ho coordinato molti “campeggi”, quindici giorni in cui tutti sapevamo cosa fare e senza grandi intoppi le giornate scorrevano, chi aveva l’incarico di coordinare un settore andava avanti e se qualcosa durante il giorno non andava secondo il previsto si condivideva la sera e si cercava la soluzione. Desidero ricordare alcune persone che hanno dato tanto: Vincenzo Orfanò l’uomo che sapeva fare la spesa perfetta; Tina Rosiglione la cuoca; Mela Pelleriti, grazie a lei i nostri locali brillavano di pulizia e profumavano, attenta ad ogni particolare.

Immagini che oggi possa ritornare ai campeggi, qual è la prima cosa che farebbe d’istinto?
La prima cosa che farei è tenere tutti in un abbraccio, ringraziare chi anche oggi si occupa di questo mondo meraviglioso.

 

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Belpasso, “Festa di Primavera” l’evento dell’associazione “Andiamo Avanti”

La manifestazione in programma domenica 28 aprile dalle ore 10 alle 18 all’interno de “Lido Le Palme”

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E’ in programma domenica 28 aprile dalle ore 10 alle ore 18 al “Lido Le Palme”, sito lungo Viale Kennedy 63, zona Playa a Catania, la prima edizione della “FESTA DI PRIMAVERA”.  Si tratta di una manifestazione organizzata dall’associazione  “Andiamo Avanti” , in stretta collaborazione con l’assessorato regionale al turismo sport e spettacolo. Il programma della giornata prevede giochi, musica, cabaret, animazione, degustazione prodotti tipici locali, nonchè di dolci tipici siciliani. Ed ancora “Vento dell’Est” ossia una passeggiata a cavallo in spiaggia. Ma non solo anche solidarietà con la raccolta di fondi da destinare all’UILDM.

Nelle scorse ore è stato illustrato, nel dettaglio, dagli organizzatori l’evento di domenica prossima che si è terrà nel capoluogo etneo. Presenti alla conferenza stampa il coordinatore provinciale dell’associazione Moreno Pecorino, il  presidente e la vice di “Andiamo Avanti”, rispettivamente Giovanni Finocchiaro e Loredana Fiammingo, nonchè Marco Falsaperna componente del direttivo dell’associazione e del gruppo giovani e il deputato regionale Dario Daidone. “La Regione Sicilia è presente quando si tratta di  iniziative finalizzate a valorizzare il territorio.- ha specificato il deputato regionale nel corso del suo intervento-  Siamo vicini a iniziative di questo tipo e a sostenere coloro che volontariamente danno un loro contributo per il nostro territorio”. Il coordinatore provinciale Moreno Pecorino ha specificato che il prossimo 28 aprile “è anche una giornata di beneficenza oltre di stare insieme con allegria. Beneficenza per l’UILDM. Sarà una giornata ricca di allegria con animazione, grazie a tutti i componenti dell’associazione, agli sponsor e ai media partener che ci supportano e ci danno una mano a divulgare le nostre iniziative”.

Giovanni Finocchiaro e Loredana Fiammingo, all’unisono, hanno ribadito che l’evento è stato organizzato “pensando a tutte le fasce di età dai più piccoli per arrivare ai più grandi. E anche in questa occasione di festa l’associazione “Andiamo Avanti” è sempre molto vicina al tema del sociale. Vedi la presenza dell’UILDM domenica prossima”.

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