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Cronaca

Catania, bilancio operazione “Pasqua e Pasquetta sicura” effettuata dai carabinieri

Diverse le persone denunciate a piede libero nonche le sanzioni e le multe elevate per infrazioni al codice della strada

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In occasione delle festività pasquali, i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania hanno dato avvio all’operazione “Pasqua e Pasquetta in sicurezza 2025”, un ampio dispositivo di prevenzione e controllo del territorio finalizzato a garantire il rispetto delle leggi e a far trascorrere in serenità le giornate di festa ai cittadini e ai numerosi turisti e visitatori.

I servizi, attuati su scala provinciale, sono stati condotti con il contributo sinergico delle Compagnie, delle Stazioni territoriali e dei reparti speciali dell’Arma.  Nel corso del servizio, 5 persone sono state denunciate in stato di libertà.  Nel centro storico di Catania, i carabinieri del nucleo radiomobile hanno denunciato un 24enne catanese, sorpreso mentre esercitava abusivamente l’attività di parcheggiatore in via Dusmet, nonostante fosse destinatario di un divieto di ritorno nelle cosiddette “Zone Rosse”.

Sempre i carabinieri della radiomobile ha deferito un 26enne straniero, fermato alla guida del proprio veicolo in evidente stato di alterazione alcolica: il tasso alcolemico accertato mediante etilometro è risultato pari a 2,14 g/l. Denunciato anche un 29enne di Acireale, trovato alla guida con un tasso alcolemico pari a 0,83 g/l, valore che supera la soglia prevista per la rilevanza penale della condotta.

Ed ancora i carabinieri della compagnia di Randazzo hanno denunciato un 51enne di Maniace, che, fermato alla guida del proprio veicolo, ha invece rifiutato di sottoporsi al test con etilometro. La condotta, equiparata dalla normativa alla guida in stato di ebbrezza, comporta l’applicazione della sanzione edittale massima prevista e la denuncia all’Autorità Giudiziaria.

Infine, nel territorio di Riposto, i carabinieri della Stazione locale, con la collaborazione dei militari del NAS di Catania, hanno deferito la titolare di un esercizio pubblico, una 48enne del posto, a seguito di un accesso ispettivo volto alla verifica del rispetto delle normative in materia di igiene, sicurezza e lavoro. Nel corso del controllo sono emerse irregolarità, tra cui l’omessa redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), il mancato aggiornamento delle schede HACCP e la presenza di lavoratori in posizione non regolarizzata.

Nel corso dei servizi, numerosi posti di controllo sono stati predisposti lungo le principali arterie urbane ed extraurbane della provincia. Nel complesso, sono stati effettuati circa 1.150 controlli, durante i quali i carabinieri hanno identificato quasi 1.600 persone e controllato 950 veicoli.

L’attività di prevenzione della guida in stato di alterazione è stata svolta mediante l’utilizzo degli etilometri e drug-test, che hanno permesso di sottoporre ad accertamento alcolemico 60 conducenti, in prevalenza di età compresa tra i 18 e i 32 anni.

Relativamente alle violazioni al Codice della Strada, sono state elevate oltre 55 contestazioni amministrative, per un importo complessivo di circa 50.000 euro e con una decurtazione di oltre 90 punti patente.

Tra le principali infrazioni accertate figurano 7 casi di guida senza patente mai conseguita, 5 conducenti sanzionati per l’uso del telefono cellulare durante la guida, con conseguente sospensione del documento di guida, e 9 contestazioni per la guida di ciclomotori senza casco, per le quali è stato disposto il fermo amministrativo del veicolo.

Inoltre, sono stati sequestrati 20 veicoli privi di copertura assicurativa, oltre ad accertate 4 omissioni di revisione periodica.

Numerosi anche gli interventi per contrastare la sosta irregolare in prossimità di siti monumentali, zone pedonali e attraversamenti, frequentemente causa di intralcio o pericolo per la viabilità.

Controlli specifici sono stati inoltre condotti nell’area di Piazza Duomo di Catania dove le pattuglie motociclistiche hanno verificato l’eventuale presenza di attività illecite legate allo spaccio o al possesso di oggetti atti ad offendere, senza riscontrare irregolarità.

 

Cronaca

Biancavilla, blitz anti caporalato, il Procuratore Curcio: “Sfruttato bisogno lavoratori”

“Lo stato di bisogno dei dipendenti ne avrebbe limitato la libertà di scelta, incidendo sulla libertà di autodeterminazione a contrarre e inducendoli ad accettare condizioni particolarmente svantaggiose e illegali” ha specificato Curcio

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Sul blitz anti caporalato portato al termine della Guardia di Finanza di Paternò all’interno di un supermercato di Biancavilla e che ha portato all’arresto di due uomini, rispettivamente del rappresentante legale (di 48 anni residente  a Misterbianco) e  del direttore commerciale (60enne di Adrano) di  un supermercato affiliato alla grande distribuzione, c’è da registrare l’intervento del Procuratore Capo di Catania Francesco Curcio: “Dalle indagini della guardia di finanza di Paternò su presunti casi di caporalato con lavoratori sfruttati e sottopagati, fino al caso più grave di 1,6 euro l’ora, sarebbe emersa “una situazione di estremo stato di bisogno economico” dei dipendenti, costretti a “subire lo sfruttamento lavorativo” in mancanza di alternative, “limitando la loro libertà di scelta”.

I due uomini sono accusati di caporalato e autoriciclaggio e sono stati posti ai domiciliari. Procura che ha proceduto al sequestro preventivo della società, il cui valore è stimato in 3 milioni di euro.

Dall’inchiesta, scrive il procuratore Curcio, sarebbe emerso “una situazione di estremo stato di bisogno economico, comune a tutti i dipendenti i quali, pur consapevoli delle violazioni e della evidente non corrispondenza alla contrattazione collettiva e alla normativa di riferimento del trattamento loro riservato dal datore di lavoro (quanto a retribuzione, a orario di lavoro, riposo e ferie), avevano accettato dette condizioni in ragione della situazione di grave difficoltà economica e della necessità di far fronte alle spese dei rispettivi nuclei familiari, non avendo altra valida alternativa: pertanto – osserva Curcio – tra la possibilità di non percepire alcuna fonte di reddito e quella di subire sfruttamento lavorativo, non avevano potuto fare altro che accettare e subire questo ultimo”.

In tutti questi casi, dunque – sottolinea il capo della Procura di Catania – lo stato di bisogno dei dipendenti ne avrebbe limitato la libertà di scelta, incidendo sulla libertà di autodeterminazione a contrarre e inducendoli ad accettare condizioni particolarmente svantaggiose e illegali in quanto non consentite né dalla contrattazione collettiva, né dalla normativa giuslavoristica”.

L’indagine è partita a seguito da un controllo amministrativo in materia di lavoro sommerso, effettuato presso un  supermercato di Biancavilla a seguito del quale è stata accertata la presenza di  37 lavoratori (20 attualmente a lavoro e altri 17 che non lavorano più in quel market o perchè dimessi o perchè licenziati)  che sarebbero stati impiegati per un numero di ore nettamente superiore rispetto a quelle previste da contratto e dalla contrattazione collettiva di settore, con retribuzioni che, nei casi più gravi, si sarebbero attestate ad € 1,6 l’ora con stipendi mensili di 7/800 euro per i giovani a fronte di 65 ore settimanali di lavoro. In sostanza non sarebbero state retribuite 135 mila ore di lavoro.

Sul blitz anti-caporalato c’è una  nota del sindaco di Biancavilla Antonio Bonanno e del presidente del consiglio comunale Luigi D’Asero. “In merito all’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Catania, esprimiamo pieno sostegno all’azione della magistratura e delle forze dell’ordine. Nel nostro territorio, le realtà legate alla Grande Distribuzione Organizzata hanno saputo nel tempo dimostrare correttezza e capacità imprenditoriale. Per questo, è un bene che episodi anomali emergano grazie a denunce circostanziate, affinché siano isolati e non si ripetano.

Come ha giustamente sottolineato il Procuratore capo di Catania, la situazione di estremo bisogno non può mai giustificare trattamenti economici e lavorativi che si pongono fuori da ogni logica di dignità e legalità. Il rispetto dei diritti dei lavoratori deve essere una priorità assoluta. La dignità del lavoro non è negoziabile”.

Il Gruppo Arena è intervenuto per esprimere la propria estraneità all’inchiesta sul caporalato: “Il punto vendita oggetto delle indagini non è gestito direttamente dal Gruppo Arena, ma un operatore commerciale affiliato che opera in autonomia giuridica e gestionale.

Il modello di affiliazione commerciale, adottato su scala nazionale da molte insegne della Grande distribuzione organizzata, prevede che l’affiliato mantenga la piena responsabilità in materia di gestione del personale, contratti di lavoro e adempimenti retributivi e previdenziali”.
Lo precisa una nota del Gruppo Arena sull’inchiesta della Procura di Catania per caporalato autoriciclaggio che ha portato agli arresti domiciliari il rappresentante legale e del direttore commerciale di un supermercato di Biancavilla e al sequestro preventivo della società, il cui valore è stimato in 3 milioni di euro.
“Il Gruppo Arena, da sempre impegnato a promuovere etica, legalità e rispetto delle normative vigenti – prosegue la nota – si dichiara totalmente estraneo ai fatti contestati e condanna fermamente ogni forma di sfruttamento del lavoro, esprimendo solidarietà ai lavoratori coinvolti. Rinnoviamo piena fiducia nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine, auspicando che venga fatta al più presto chiarezza sulla vicenda”.
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Cronaca

Santa Venerina, arrestato cassiere infedele di un supermercato

L’indagine è scaturita dalla denuncia presentata dal legale rappresentante della società che gestisce il punto vendita, il quale si era accorto di diversi ammanchi di cassa, stimati per oltre 10.000 euro, registrati nel corso di diversi mesi.

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Avrebbe rubato dalla cassa del supermercato di Santa Venerina nel quale lavora. A scoprirlo i carabinieri. Il modus operandi del 48enne incensurato era stato studiato in maniera certosina: approfittando della sua mansione avrebbe effettuato operazioni di storno e annullamento degli scontrini fiscali, intascando il denaro contante che qualche ignaro cliente del punto vendita aveva regolarmente pagato alla cassa.

L’indagine è scaturita dalla denuncia presentata dal legale rappresentante della società che gestisce il punto vendita, il quale si era accorto di diversi ammanchi di cassa, stimati per oltre 10.000 euro, registrati nel corso di diversi mesi.

Avviata l’attività investigativa, i carabinieri hanno predisposto mirati monitoraggi del punto vendita mediante le telecamere di sorveglianza interne, oltre a servizi di osservazione e controllo per individuare presso quale registratore di cassa avvenissero gli ammanchi.

E proprio in uno di questi controlli, i militari hanno beccato l’uomo in flagranza di reato mentre, dopo aver passato regolarmente i prodotti alla cassa, avrebbe distratto i clienti con vari stratagemmi per non emettere lo scontrino, il cui valore sarebbe stato successivamente stornato e incassato. Ma non solo, nella stessa giornata i carabinieri hanno appurato che l’uomo avrebbe utilizzato anche un secondo “metodo” per intascare la somma di denaro, annullando direttamente gli scontrini fiscali appena emessi e appropriandosi della somma corrispondente.

In un solo turno di lavoro, il 48enne sarebbe riuscito ad appropriarsi di ben 673,85 euro in contanti, che aveva nascosto in tasca. Alla fine del turno i carabinieri lo hanno fermato e perquisito recuperando appunto quasi 700 euro.

La perquisizione è stata poi estesa anche all’abitazione dell’impiegato, dove i militari dell’Arma hanno recuperato altri 3.000,00 euro, che erano stati nascosti in un comodino e per i quali non ha saputo giustificare la provenienza. Tutto il denaro trovato è stato ovviamente sequestrato ed il 48enne arrestato con l’accusa di furto aggravato.

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